Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Questo fu il primo ed ultimo atto d'indisciplina collettiva della brigata, che io non intendo scusare. Militano però in suo favore tali e tante circostanze attenuanti, che noi possiamo, come l'angelo di Stern, cancellarlo con una lagrima.
     L'imbarazzo serio per i nostri capi venne dopo, quando si trattò di surrogare, e subito, i congedati, non avendo per le mani un personale adatto, e trovandoci tanto lontani dagli altri corpi. Si tenne consiglio, e il capitano Zasio, delle guide della divisione, suggerì di chiamare in vece loro Antonio Frigerio, che aveva servito prima nell'esercito austriaco poi nel nostro, e me, recente ufficiale dei granatieri. La proposta venne accettata, e su noi due cadde la scelta.
     Eravamo appena rientrati a Caltanisetta dalla spedizione di Resuttano, e ascoltavamo con meraviglia la narrazione del pronunciamento avvenuto il giorno innanzi contro i napoletani dello stato maggiore, quando l'amico Zasio ci comunicò la disposizione presa dal comando a nostro riguardo. “Ma io non m'intendo né di cancellerie né di uffici”, protestava Frigerio. “Ma non so da qual parte si incominci”, aggiungevo io. “Accettate sempre”, ci diceva Zasio, incoraggiandoci: “tant'è! non se ne può fare a meno”. E naturalmente finimmo per accettare una destinazione, che, dopo tutto, solleticava il nostro amor proprio, reso anche più suscettivo dalle congratulazioni veramente cordiali de' nostri compagni d'armi.

     Così rimasi addetto, fino al termine della campagna, allo stato maggiore della seconda brigata della 15a divisione, nota sotto il nome di brigata Eber. Poco dopo Caltanisetta, venni promosso al grado di capitano.


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Umberto