Alla tappa lo stato maggiore veniva naturalmente alloggiato nelle migliori abitazioni, e così avevamo l'opportunità di essere a contatto coi maggiorenti del luogo, e conoscere le abitudini, spesso curiose, di que' signorotti. De' quali molti, specialmente coloro che avevano viaggiato, potevano rivaleggiare per coltura con qualsiasi gentiluomo d'Europa; altri tradivano, in mezzo allo sfarzo delle ricchezze, una educazione primitiva, accompagnata da modi ed usanze da castellani del medio evo. Un tratto di eccentricità, da me osservato in una borgata fra Caltanisetta e Catania, servirà ad abbozzare il profilo di uno di essi.
Guardando una tela, che occupava una parete della sala da pranzo, e che rappresentava un personaggio in gran costume di cerimonia, Frigerio mi fece notare una certa rassomiglianza fra la figura e il signore del luogo.
“E' lui appunto”, ci spiegò cortesemente un cliente della casa che ci udiva.
“Ma quel manto di ermellino, e quelle decorazioni, che cosa significano?”, gli domandai meravigliato. “Son forse le insegne di un grado o di un ordine cavalleresco?”
“Oh! no”, rispose sollecito. “Quello è l'abito di gala dell'Imperatore di tutte le Russie. Il signor barone lo ammirò in un ritratto di quel monarca, e ne rimase tanto compiaciuto, che lo adottò per sé”.
“Stupenda trovata”, esclamammo in coro; “peccato che manchi là dirimpetto il ritratto della signora baronessa in abito d'imperatrice”.
“Speriamo che venga”, concluse, sinceramente convinto, l'interlocutore.
Con le autorità locali mantenemmo sempre buoni rapporti. Come suole avvenire, mentre alcune ci si mostravano premurose, altre non si serbavano tali che nelle prime accoglienze. Ma anche i nostri sovente pretendevano troppo ed autorizzavano la reazione. In un ufficio municipale, ove entrai per non so quale occorrenza, trovai il sindaco in mezzo a una dozzina di ufficiali, che gli spiegazzavano sotto il naso i biglietti d'alloggio, gridando e lamentandosi dei posti loro assegnati. Il sindaco, un ometto mingherlino, raggomitolato sul seggio presidenziale, tappate le orecchie con le mani, e chiusi gli occhi, non rispondeva a nessuno, e tanto persistette in questo suo sistema di ostinazione passiva, che i miei commilitoni finirono per andarsene, bestemmiando e imprecando, ma dandogliela vinta.
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