Il 15 luglio entrammo in Catania, già vinti dal fascino della vegetazione lussureggiante alle falde dell'Etna. Lo splendore della città, così bene ordinata, così moderna, l'elevato suo grado di civiltà, finirono di conquistarci. Gli abitanti ci accolsero con grande sfarzo; bellissime signore erano ai balconi, le autorità e il fiore della cittadinanza ci venivano incontro in equipaggi elegantissimi, e le ovazioni del popolo ci accompagnavano lungo le vie imbandierate.
E qui finirono le feste. Acquartierate le truppe e gli ufficiali nei conventi e nelle caserme, e lo stato maggiore in un vasto palazzo pubblico, i catanesi si tirarono in disparte, e in fatto di ricevimenti si mantennero riservati; ciò che non c'impedì di divertirci bravamente, e di compensarci largamente delle privazioni sofferte fin lì. |