Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Il 15 luglio entrammo in Catania, già vinti dal fascino della vegetazione lussureggiante alle falde dell'Etna. Lo splendore della città, così bene ordinata, così moderna, l'elevato suo grado di civiltà, finirono di conquistarci. Gli abitanti ci accolsero con grande sfarzo; bellissime signore erano ai balconi, le autorità e il fiore della cittadinanza ci venivano incontro in equipaggi elegantissimi, e le ovazioni del popolo ci accompagnavano lungo le vie imbandierate.
     A queste accoglienze, che rendono indimenticabile l'ingresso in Catania, si aggiunge poi l'ameno ricordo di una monelleria del Gatti, il quale, cavalcando dietro al Frigerio, lo indicava alla folla e provocava un subisso di battimani all'indirizzo di lui, che tirava dritto, inconscio e meravigliato dell'effetto che produceva. La marcia trionfale di Frigerio diventò fra noi leggendaria, e perseguitò l'amico durante tutta la campagna.

     E qui finirono le feste. Acquartierate le truppe e gli ufficiali nei conventi e nelle caserme, e lo stato maggiore in un vasto palazzo pubblico, i catanesi si tirarono in disparte, e in fatto di ricevimenti si mantennero riservati; ciò che non c'impedì di divertirci bravamente, e di compensarci largamente delle privazioni sofferte fin lì.
     Il municipio di Catania, provvedendo a quanto ci occorreva, fu superiore ad ogni elogio: chè anzi gli dobbiamo lo aver potuto equipaggiarci quasi completamente, mediante la rapida istituzione di svariati laboratori per ogni genere di materiale militare.


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Umberto