Trovammo poi un battaglione di volontari al completo, che il colonnello Nicola Fabrizi, sbarcato da Malta, con un nucleo di patrioti, tra i quali Abele Damiani, aveva raccolto in città, ma poi, per l'impazienza di correre incontro a Garibaldi, aveva piantato in sul più bello della sua organizzazione. Cotesto battaglione si profferse di far parte della brigata. Noi volentieri accettammo, dopo però aver dichiarato, che non intendevamo di riconoscere i loro ufficiali e bassi ufficiali, riserbandoci di sceglierli fra quelli, che avevano già combattuto, o che potevano dar prova di cognizioni militari. E di tali elementi non era difetto, sia nelle nostre file, sia fra que' giovani della spedizione di Clemente Corte, che erano riesciti a fuggire da Gaeta, passare a Malta, e di là raggiungerci a Catania. Tra questi ricordo un Ferrari, mio compagno nel 1° granatieri, che ora si trova, credo, in America.
I catanesi si ribellarono dapprima alla draconiana deliberazione, e ne nacquero malumori, proteste, un viavai di commissioni. Ma dinanzi alla nostra fermezza, il patriottismo trionfò, e fu visto con esempio singolare, che onora Catania e la Sicilia, i sottufficiali strapparsi le insegne e presentarsi a noi come semplici soldati piuttosto che rinunciare a servir il paese. A capo del nuovo battaglione, che diventò il nostro 4°, fu posto Vittore Tasca, e del nobile atto dei catanesi fu tenuto il debito conto, distribuendo il più che possibile nelle antiche nostre compagnie, con il grado di sottufficiali, quei giovani, che avevan dato sì bell'esempio di abnegazione. Fu pure formato allora il battaglione dei bersaglieri, che venne affidato al parmigiano Faustino Tanara, un uomo d'acciaio, tutto fuoco ed energia, mirabilmente adatto per quel comando. |