“A quest'ora sarai già informata dei fatti d'armi, che qui hanno avuto luogo. Il mio viaggio fino a Barcellona fu molto faticoso; ne fui per alcuni giorni incomodato, ma poi mi son rimesso e oggi sto benissimo. Da Barcellona, avendo saputo che i regi marciavano incontro, andammo a prendere posizione a Miri. Quivi avemmo uno scontro la mattina del 17. Mentre i regi tentavano di girare la nostra destra, noi li abbiamo attaccati e ricacciati in Milazzo; fu allora che il Cattaneo di Varese, essendosi spinto oltre gli ordini con alcuni soldati, venne fatto con essi prigioniero. La sera, i regi in forze ancora maggiori di quelle del mattino vennero nuovamente ad assalirci nelle nostre posizioni, ma nuovamente vennero messi in fuga. Il 20, forse senza volere del generale, ci trovammo impegnati in un combattimento, serio e decisivo. Abbiamo vinto, ed è stata una gran fortuna. La vittoria di quel giorno portò con sé la resa della fortezza di Milazzo, poi quella di Messina e della sua cittadella, tanto che da quest'ultima nulla abbiamo più a temere. Una convenzione fu segnata, secondo cui da parte nostra è lasciata libera la navigazione commerciale per lo Stretto; da parte de' regi vengono sgombrati i due forti di Gonzaga e di Castelluccio, insieme con l'obbligo di non tirare dal forte del Porto, che solo rimane in poter loro, neppure un colpo di fucile, né su noi, né sulla città”.
Or la nostra brigata, appena giunta in Messina, ebbe appunto l'incarico di alternare cogli altri reggimenti di volontari il servizio di sorveglianza dinanzi al forte del Porto, su cui sventolava ancora la bandiera bianca. |