Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     I due cordoni di sentinelle, l'avversario e il nostro, stesi sulla spianata che separa il forte dalla città, erano a fronte l'un dell'altro con la massima indifferenza: chè anzi non di rado gli ufficiali borbonici assistevano ai nostri esercizi di maneggio, che unitamente ad Alessandro Carissimi, maggiore delle guide, e ad altri ufficiali del Medici, nostri buoni amici, eseguivamo per passatempo sul terreno neutrale. Le difficoltà sorgevano alle volte non per altro, che per la solita tendenza de' picciotti di attaccar brighe, mentr' erano in fazione, coi soldati napoletani, attirando su di noi, con nostra immensa stizza, i motteggi delle altre brigate più solidamente costituite. Una sera poi, con il mandare a monte, grazie a una di quelle loro scenate, una nostra festa geniale, improvvisata sotto i migliori auspici, i picciotti ci misero addirittura fuori dei gangheri.

     Al finire di un banchetto, dato, nella elegante nostra dimora del palazzo Grano, in onore del Turr, l'amato generale ricomparso fra noi dal continente, l'allegria fece nascere nei giovani petti una voglia matta di ballare. La proposta incontrò il plauso universale; ma non essendovi signore, e del paese non conoscendo noi anima viva, l'attuazione sarebbe sembrata a tutti impossibile, tranne a noi, che a quell'età ed in que' tempi, non dubitavamo di nulla.
     Infatti, tre fra i più intraprendenti, il Tanara, il Gatti ed io, mettemmo senza esitazione scommessa di fare aprire, quella sera stessa, in quelle stesse sale, le danze. Prese le debite informazioni, ci presentammo risolutamente alla prima famiglia signorile, che abitava lì accanto, e dopo alcune parole di preambolo, cortesemente la invitammo al ballo offerto dallo stato maggiore della brigata Eber. Il padre e la madre sorpresi di un invito così inatteso, risposero con frasi evasive, e conchiusero di voler aspettar l'esito delle nostre pratiche presso altri vicini. Ci accorgemmo però facilmente che le figliuole vedevano la cosa assai di buon occhio. Il secondo tentativo ottenne un risultato analogo, ma non ci scoraggiò. Al terzo la mamma ebbe un lampo di genio; ci suggerì d'impetrare l'adesione della famiglia tal de' tali, e nominò una delle più cospicue di Messina, che abitava nella stessa via, come quella che avrebbe proprio fatto poi caso nostro.


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Umberto