Appena usciti in rasa campagna, Eber ed Alessandri, con il reggimento Cossovich e la compagnia estera, volsero a man diritta su lo stradale fra Santa Maria e Sant'Angelo. Il colonnello Bassini (e io al fianco), con il suo reggimento e i bersaglieri di Tanara, ottocento uomini circa, guidati da Turr in persona, volgemmo a sinistra, spiegandoci rapidamente in battaglia verso l'argine della ferrovia. Si riaprì subito il fuoco, avanzando man mano fra i pioppi a quinconce, inghirlandati dai festoni delle viti; e cacciando d'innanzi a noi la linea de' tiratori nemici, si giunse in breve al chiostro dei cappuccini, che s'erge solitario nella campagna.
Davanti a me giaceva al suolo un capitano, preso colla gamba sotto il corpo del suo stallone, che era lì inciampato in un gruppo dei suoi. Afferrate le briglie, aiutai il cavallo a rialzarsi, e liberai il capitano; ma essendomi rivolto ai miei picciotti per trattenerli dall'infierire sui caduti, che mi chiedevano protezione e soccorso, lasciai andar la mano, e lo stallone mi scappò subito via. Peccato! era un bel morello, di razza pugliese, che volentieri avrei condotto meco, trofeo di guerra. Il capitano, prigioniero in Napoli, più volte mi mandò in seguito il sincero saluto della sua riconoscenza. |