Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     La colonna si fermò a bivaccare a Zuni; lo stato maggiore di Eber riparò nella masseria Traversa. Ma la notte non fu buona, perché le cattive condizioni del ponte avevano ritardato l'arrivo de' furgoni dell'intendenza, e quindi mancarono le provvigioni, e la vicinanza della legione inglese non permise a nessuno di riposare un solo istante.
     Quei legionari, equipaggiati e inviati a Napoli dai molti ammiratori che Garibaldi aveva nel Regno Unito, sgraziatamente erano stati reclutati tra la feccia di Londra. Rubavano a man salva, maltrattavano gli abitanti, si ubriacavano come bruti, altercavano giorno e notte, suscitando infinite recriminazioni; e spesso, a colmo di guai, scambiavano noi per i nemici, e ci sparavano addosso. Quella legione, offerta con tanto cuore all'Italia, dalla nazione che più sinceramente l'amava, divenne per Garibaldi il più grave imbarazzo durante la campagna.

     Il classico incontro del 26 ottobre fra Garibaldi e Vittorio Emanuele accadde a poca distanza da noi; ma noi non vi assistemmo. In compenso il giorno dopo c'imbattemmo, presso Sant'Agata, nei reggimenti di Cialdini. Non dirò che vi sia stata grande effusione reciproca, quale si poteva attendere da soldati dello stesso paese, che si erano bravamente battuti per la stessa causa; ma neppure vi fu affettazione di freddezza. Io scambiai con gli antichi commilitoni, che scorsi tra le file dei nuovi arrivati (rammento Riccardo Gavazzi di Milano, soldato di Palestro, e mio compagno alla scuola di Novara), sinceri auguri ed affettuose congratulazioni.


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Umberto