Accarezzando l'idea di batterci sotto gli occhi dei fratelli d'arme dell'esercito regolare, eseguimmo il 28 una evoluzione verso Capua per indurre i borbonici ad attaccarci; ma invano: e il 29 tornammo a Caserta.
La campagna delle Due Sicilie era finita, per noi; la nostra missione compiuta. Spangaro ed altri sostennero ancora sotto Capua qualche lieve combattimento, ma la direzione dell'assedio passò nelle mani del generale Della Rocca, cui la piazza si arrese il 2 dicembre. La nostra brigata eseguiva l'ultimo suo atto militare, mandando a Napoli un distaccamento, per il servizio d'onore, durante la presentazione delle bandiere alla legione ungherese e la distribuzione delle medaglie dei Mille accordate dal municipio di Palermo. Geniali cerimonie, di cui mi è rimasto vivo nella memoria, pel suo carattere di affettuosa spontaneità, questo bizzarro episodio.
Nel palazzo della Foresteria, Garibaldi, affascinante di entusiasmo e di bellezza, era in mezzo a un circolo di dame, di ufficiali, di dignitari, che lo festeggiavano, quando una leggiadra fanciulla, vinta da non so quale sentimento di simpatia o di ammirazione, fattasi avanti, gli buttò le braccia al collo, e lo baciò sul volto. Egli accettò l'omaggio con palese commozione, e i presenti trovaron l'atto così naturale, che non se ne meravigliarono. Mi spiace solo di aver dimenticato il nome della protagonista.
L'avere le nostre compagnie aquartierate ai Granili, mentre noi alloggiavamo alla riviera di Ghiaia nel palazzo del conte De La Tour, rendeva la trasmissione degli ordini, per l'enorme distanza, assai malagevole, e la loro esecuzione, anche a causa delle condizioni politiche di que' giorni, molto difficile. Fummo quindi ben contenti di rientrare con il distaccamento a Caserta il mattino del 5 novembre, lieti di partecipare alla rivista, che re Vittorio Emanuele doveva passare quel giorno stesso all'esercito meridionale.
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