Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     fregate da guerra sul mare, tutti pronti per aiutare Garibaldi in caso che dia indietro. Quasi tutto il popolo della Sicilia è andato con Garibaldi. Ogni giorno vengono bastimenti carichi di volontari veneti. Credo che partiremo presto pei confini della Romagna, perché tutta la truppa marcia verso quelle parti. Se possiamo riescire ad andare a Roma, presto anderemo anche a Venezia, seguendo il progetto di Garibaldi.
     In mezzo a tanta confusione d'idee, la sola via per trovare il bandolo della matassa ci parve quella di affrettare la nostra partenza. Ottenuto dalla questura di Genova, dopo minuta verifica dei passaporti, il permesso d'imbarcarci, salpammo la sera del 5 luglio sul Perseverant della compagnia Valery.
     Nonostante però questo primo successo, avremmo difficilmente raggiunta la meta, se la fortuna non ci avesse dati per compagni, a bordo dello stesso piroscafo, quattro angeli tutelari, che miracolosamente ci spalancarono tutte le porte; cioè quattro deputati al Parlamento, che ebbero una parte tanto onorevolmente conosciuta in quell'episodio della nostra storia: Nicola Fabrizi, che sarebbe ancor più celebre se non fosse stato così modesto, poiché nessuno saprà mai esattamente quant'egli, anima grande, cuore incomparabile, abbia operato per la patria; Antonio Mordini, uno dei più bei cavalieri della rivoluzione, natura eletta di soldato, di statista, di legislatore; Giovanni Cadolini, ingegno temperato a forti studi, difensore di Roma, combattente di Varese, di Milazzo, del Volturno; Salvatore Calvino, cospiratore, prigioniero di Stato, esule, uno de' Mille, sempre mite in mezzo a ogni traversia. Dovevano con essi imbarcarsi quel giorno anche Francesco Crispi ed Emilio Cipriani; ma ne furono impediti da non so quale ragione.


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Umberto