Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Ma le circostanze poco favorevoli non gli permisero di porre in atto l'ardito divisamento. E allora quel suo pensiero dominante lo spinse poco dopo in Polonia, a fianco degl'insorti, contro i russi, che lo catturarono, dopo avere ucciso il Nullo, e lo deportarono in Siberia, ove soccombette prima che gli arrivasse la grazia.
     La sua fine immatura desterebbe pietà anche più profonda, se si conoscessero i particolari della sua sorte, che io ho raccolti, il 1870, nell'Asia centrale, dalla bocca di un altro deportato, il giovine Glaser, figlio di un generale russo, condannato di soli diciassette anni ai lavori forzati per avere schiaffeggiato il colonnello del reggimento in cui serviva da cadetto. Il Glaser aveva vissuto intimamente col Caroli a Pavolski ed aveva con lui mantenuta affettuosa corrispondenza, quando quegli fu trasferito a Klitcia nel Nercinski.

     Durante la traversata da Genova a Palermo, il Caroli diede prova di molta delicatezza, mantenendosi in un riserbo, di cui noi, fidi amici di Garibaldi, gli fummo grati; e scesi a terra, egli si accomiatò presto da noi, né più di lui avemmo notizia in quell'anno.
     Una gaia schiera di signore navigava con noi sul Perseverant. La stagione era deliziosa, il mare un incanto, i tempi invitavano all'espansione; il tragitto sino a Napoli fu piacevolissimo. Frigerio, conversando, rammentò l'atto spontaneo di quella fanciulla, che due anni prima avevamo veduto alla Foresteria buttarsi al collo di Garibaldi; ed una avvenente interlocutrice, arrossendo, confessò che era stata lei. Così, rotto il ghiaccio, il nostro viaggio non fu più un mistero per alcuno; e quando ci separammo a Napoli dalle gentili compagne, non ci mancarono né gli auguri né le strette di mano significative.


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Umberto