Il generale Cugia, commissario regio con pieni poteri, aveva mandato una lancia della marina a prenderli a bordo del Perseverant, e offerta loro l'ospitalità nel palazzo reale; ma essi avevano preferito di alloggiare all'Albergo della Trinacria. Quando poi si trattò di conferire con lui, Fabrizi, Mordini e Calvino, che non amavano aver molto a che fare coi funzionari del governo, delegarono il collega Cadolini a recarsi a palazzo la sera del 10.
Il Cadolini, che non poteva negare in cuor suo la ragionevolezza degli argomenti del Cugia, non voleva, da buon garibaldino, palesemente convenirne. Cercava d'implicare la responsabilità del governo scemando quella di Garibaldi; di persuadere il Cugia a limitare i movimenti delle truppe regolari, dimostrandogli, che solo con l'evitare gli apparati militari, e salvaguardar le suscettività di Garibaldi, si poteva indurlo a più equi consigli. Chi ha conosciuto e il povero Cugia e il Cadolini, fior di gentiluomini e di patrioti, immagini la disposizione dell'animo loro, durante quel colloquio, in cui tutti due s'intendevano perfettamente e non volevano dirselo. |