Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Riescirono infine a indurlo di tornare insieme a Catania per intendersela con Garibaldi, e noleggiarono all'uopo una barca, essendo oramai interrotto il passaggio per terra. Ma sbarcando a Catania, i nostri negoziatori trovarono la città rioccupata dalle forze italiane, Garibaldi e i garibaldini scomparsi.
     Com'è noto, Garibaldi, colta l'occasione offertagli dalla sorte, più benigna del prudente capitano inglese, aveva sequestrati sul posto i piroscafi Dispaccio e Abatucci, e imbarcativi i suoi volontari, la sera del 25 aveva drizzate le prue al continente.

     Io ero salito a bordo del Dispaccio. Il vapore, sproporzionatamente carico in coperta, oscillava in modo inquietante, e ora l'una ora l'altra ruota si tuffava nel mare sino all'asse. Le manovre non erano possibili, se almeno non si sgombravano i tamburi, a' quali si erano avviticchiati molti volontari. Garibaldi, dopo aver gridato invano a costoro di scendere sul ponte, anch'esso pieno zeppo, si spinse, Dio sa come, sul tamburo di destra, e lì si diede a distribuire tutto intorno solenni nerbate, costringendo i riottosi a balzare, fra gli urli e le imprecazioni generali, su le spalle di quei di sotto.

     Dopo aver navigato la notte, tenuti a vista da' bastimenti da guerra, una splendida aurora illuminò il nostro sbarco su l'incantevole costa di Calabria, poco lungi da Capo d'Armi.
     Camminammo tutto il giorno per la strada lungo la marina che conduce a Reggio; ma su l'imbrunire, poiché una commissione di cittadini venne incontro ad avvertirci che Reggio era piena di soldati, già pronti a combatterci, Garibaldi prese immantinenti a destra, e su per il letto di un torrente, volse all'Appennino.


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Umberto