“Non appena su le coste di Calabria, Garibaldi inviò Salomone con sette compagni, un Conti di Como, un Acco, già tenente nei granatieri, un Miglietti, già tenente di cavalleria, il principe Niscemi di Palermo, io e due ex-carabinieri genovesi tutti in abito borghese, lungo il mare verso Reggio, con l'incarico di scandagliare gli animi de' cittadini e pigliare accordi con i nostri amici.
“C'interrogarono e ci perquisirono. A me tolsero, fra le altre carte, i brevetti della medaglia francese al valor militare, e di ufficiale dell'esercito meridionale, il congedo del 10° reggimento, e la carta di sicurezza da cui risultava che non ero disertore. Sull'imbrunire ci legarono a due a due, e scortati dai carabinieri e da una compagnia di soldati, ci portarono alla spiaggia. Salomone, che camminava in testa con me, non appena fummo vicini al mare, mi si sciolse d'un tratto, fuggì nell'acqua, e nuotando, e tuffandosi più volte per cansare le palle, con cui si tentò di colpirlo, riescì a porsi in salvo. Io esitai un istante: poi con uno spintone buttai in terra un sergente; ma caddi ben presto trafitto da molte ferite. |