Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     “Mi si voleva gettare in mare; ma un capitano de' carabinieri e un medico di battaglione, sopraggiunti alle fucilate, mi visitarono attentamente, e trovatomi ancor vivo, mi fecero trasportare, su' fucili incrociati, nello stanzone, in cui ci avevano poc'anzi interrogati, e a notte alta, sopra un carro, all'ospedale di Reggio.
     “Un medico del luogo voleva amputarmi la mano destra e la gamba sinistra, ma, come puoi immaginare, mi opposi all'operazione. Il prefetto, credendomi, come gli si disse, figlio di Garibaldi, m'inviò un consigliere di prefettura, e dopo aver saputo chi ero, mi fece trasportare a casa sua, ove in un mese, aiutando i miei diciannove anni, uscii dal letto, malconcio per la vita, ma sano e salvo”.

     Non mi si accusi di poco patriottismo, se ricordo gli episodi luttuosi di quel tempo. Io penso che niente più della verità, di tutta quanta la verità, ne' suoi più minuti particolari, valga a dare intero il carattere sincero di un momento storico. In questo caso poi, quando si considerino serenamente le circostanze, e si tenga conto delle passioni violenti, che allora agitavano e dividevano gli animi, molto dobbiamo perdonare, molto dimenticare. Ognuno credeva di adempiere il proprio dovere, restando fedele alla consegna, come al bene supremo della patria. Ed è appunto in omaggio alla verità, per quanto dura essa mi sembri, e per quanto costi al mio amor proprio, che io ardisco proseguire nel racconto della catastrofe finale.


     È passato il mezzogiorno del 29 agosto. Dal cascinale dei Forestali, Garibaldi si prepara a riprendere il cammino attraverso i pascoli e le foreste dell'Appennino. A un tratto, laggiù in fondo, si vedono, come un nastro sottile, serpeggiare per le pendici le colonne delle truppe, e salire, salire sempre. Garibaldi stende i suoi volontari lungo il ciglio di un declivio erboso, con le spalle appoggiate al bosco, che va in alto fino alla vetta della montagna; egli, insieme con lo stato maggiore, si tiene alla estrema sinistra della sua fronte.


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Umberto