La stessa notte varcammo il mare, e sbarcando a Messina, entrammo, uno alla volta, in città per non destare sospetti. Un gentiluomo messinese, il signor Bozzo, ricoverò Carissimi, Frigerio e me nel casino sociale; e là, lontani da ogni possibile impaccio con la questura, aspettammo l'approdo di un piroscafo diretto a Genova.
Più serie e più difficili furono le avventure di Nicotera e dei suoi compagni.
Garibaldi, nella illusione che l'esito infelice di Reggio fosse dovuto alla presenza delle truppe, aveva insistito, perché Nicotera rinnovasse il tentativo in altri luoghi della Calabria. E Nicotera, con Miceli, Missori e i due Lombardi, unitamente questa volta a Salomone e a Castellini, si era avviato, la mattina del 29, alla volta di Catanzaro, coll'ordine seguente:
“Aspromonte, 29 agosto 1862.
“Colonnello Nicotera,
“Vi recherete immediatamente nelle provincie di Catanzaro e Cosenza e vi prenderete il comando di tutti i corpi di volontari che si possono riunire.
“G. GARIBALDI”.
Scesero prima a Bagnara, ospiti di Carmine Romano. Quindi passarono a Briatico, ove il telegrafista, del quale andarono in cerca per cavarne informazioni, un borbonico della più bell'acqua, scambiandoli per briganti, li accolse con grandi dimostrazioni di simpatia. Rimase alquanto confuso, quando Missori, sbottonandosi l'abito, e mostrandogli la camicia rossa, si diede a vedere per garibaldino; ma ruminando il caso, e considerando che anche i garibaldini combattevano il governo italiano, egli, il telegrafista, ridonò loro la sua fiducia, e li provvide delle indicazioni richieste.
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