Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Invece nel 1861, e al principio del 1862, le condizioni ancora eccezionali d'Italia, i fasti recenti delle armi garibaldine, e il fascino del condottiero esigevano che i corpi dei volontari fossero a fianco dell'esercito stanziale, quando scoppiasse la guerra contro l'Austria, più o meno lontana, ma non dubbia; e a questo concetto imperioso della pubblica opinione, s'informava anche la legge di reclutamento in vigore, la quale non faceva luogo nella milizia a tanti giovani e veterani, che avevano acquistato sui campi di battaglia il diritto di prestare alla patria, nel giorno del pericolo, il braccio poderoso, a tanti nuovi, i quali, via via che toccavano il limitare della virilità, anelavano di emulare i Compagni anziani, invidiandone gli allori.

     Per offrire a cotesti futuri combattenti, impazienti ed animosi, agio di riunirsi, di addestrarsi e di mantenersi in esercizio sino al momento opportuno, si fondarono allora le società del tiro al bersaglio, che appunto per il bisogno cui supplivano, incontrarono il favore generale e rapidamente prosperarono.
     Infatti il governo per il primo, sebbene la istituzione fosse caldeggiata più dai partiti avanzati che dai moderati, lealmente la incoraggiò. Propose e ottenne dal Parlamento l'approvazione della legge del 4 agosto 1861, che assegnava la somma di cento mila lire annue alla società del tiro nazionale, ed a quelle altre società minori, che avessero dato garanzia di solidità; regolò con vari decreti l'andamento delle associazioni, e nominò presidente della società Umberto di Savoia, il nostro valoroso re, allora principe ereditario, che inaugurò a Torino, con un elevato discorso, la prima gara nazionale, solennemente allestita. Insieme col principe, vennero nominati vicepresidenti Garibaldi e Cialdini.


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Umberto