Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Sebbene il manifesto non vi avesse fatta allusione, la denominazione di Carabinieri Milanesi non giungeva nuova a Milano. L'aveva già usata nel 48, prima cioè che la caratteristica di carabinieri, nel senso che qui si intende, se l'attribuissero i genovesi, una compagnia, parimenti armata della carabina federale, che allora si caricava col martelletto, di un centinaio di giovani lombardi, fra cui si contavano chiari patrioti quali Francesco Simonetta, Enrico Besana, Carlo Prinetti, ora senatore del regno, Alessandro Antongini, Carlo Battaglia, Luigi Pedroli...
     Quegli animosi, dopo avere individualmente combattuto su le barricate delle cinque giornate, ed avere inseguiti gli austriaci per un buon tratto, ritornarono per organizzarsi ed equipaggiarsi. Quindi, formati in corpo, guidati da un distinto ufficiale svizzero, il capitano Fogliardi, tennero la campagna a fianco dell'esercito sardo, fin sotto le mura di Peschiera, pagando anche essi il tributo del sangue.

     Io ero un fanciulletto allora, ma conservo ancora vivissima la memoria di quei carabinieri, così marzialmente belli sotto la elegante divisa di color verde scuro e il cappello piumato. E la conservo vivissima della brillante manovra, che essi, accasermati a Monza, eseguirono nel parco dinanzi a una scelta comitiva di dame, di amici, di parenti, accorsi a salutarli prima della loro partenza pel campo.
     Ora, nella patria redenta a libertà, i veterani dell'antica compagnia esultavano, udendo echeggiare ancora una volta il nome dei Carabinieri Milanesi, vedendo il Simonetta, uno dei primi per autorità fra quelli del 48, capitanare i nuovi del 62; ed esumando la storica carabina, evocavano le tradizioni dei loro fasti, pieni di poesia e di entusiasmo.


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Umberto