I privati gareggiarono di generosità con i corpi morali. Il principe Gonzaga sottoscrisse per venti carabine; per sei il conte Annoni. L'elenco poi delle oblazioni, per piccole somme o per poche armi, è lunghissimo.
Si raccolsero circa quarantamila lire, se non ho fallato il conto, che ho rifatto sui documenti degli archivi municipali, messi cortesemente a mia disposizione dall'assessore Cambiasi. Il denaro veniva di mano in mano passato ad Angelo Mangili, Il quale comperava, sia in Isvizzera, sia alla fabbrica d'armi di Brescia finché questa poteva somministrarne, le carabine modello federale 1856. del costo di centoventi lire ognuna, munite della baionetta e degli accessori. Ben presto, con cotesti acquisti, e con le carabine donate direttamente, o già possedute in buon numero dai tiratori, si assicurò l'armamento completo del battaglione.
Mentre lo slancio dei concittadini pensava a fornire le armi, il lavoro per la organizzazione del corpo, sotto la direzione del maggiore Castellini, s'iniziava e si continuava indefessamente da zelanti patrioti, e dagli ufficiali, che gli si andavano a poco a poco aggregando. Uomini, uniformi, caserme, equipaggiamenti, a tutto si provvedeva con attività singolare; e grazie al buon volere generale, e sopratutto alla tenacia intelligente, all'energia instancabile del Castellini, al suo giusto criterio nello assegnare il compito ai subordinati, ogni cosa fu ordinata con rapidità veramente prodigiosa.
A definire le varie vertenze con il governo, e a presentare il modello dell'uniforme, studiato da noi insieme con il comando del primo battaglione genovese, Castellini delegò me. Recatomi a Firenze il 3 di giugno, sbrigai l'incarico, fors'anco mercè l'intervento dei deputati amici, con una speditezza che, trattandosi di avere a che fare con la burocrazia, sembra inverosimile. Presi al balzo l'approvazione del modello dell'uniforme del dicastero della guerra; in una seduta concertai con il direttore generale delle gabelle, Capellari della Colomba, l'entrata in franchigia dalla Svizzera, per le dogane di Chiasso e Poschiavo, delle munizioni per le nostre carabine; il 7 ero già di ritorno a Milano.
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