Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     La nuova uniforme non differiva molto dalla antica dei carabinieri genovesi. Si componeva della giubba, larga e comoda, di panno grigio con mostre e filettature nere, tenuta stretta alla vita dalla cintura di cuoio nero, che portava baionetta e giberna; dei pantaloni dello stesso panno, con banda nera larga due centimetri e mezzo; e del mantello a uso bersaglieri regolari di stoffa azzurra, col cappuccio. Un savio suggerimento del Ministero ci fece rinunciare al cappello piumato, e adottare il berretto grigio filettato di nero come il rimanente. Del resto il Ministero, assegnatoci un fondo di massa di centocinquanta lire per ogni individuo, con l'obbligo al corpo di sopperire alle eventuali riparazioni e rinnovazioni durante la campagna, lasciò fare a noi.

     Essendoci stata, con prudente consiglio, destinata per sede la città di Bergamo, lontana dalle pericolose lusinghe di Milano, il Castellini v'installò i luogotenenti Tolazzi e Travelli per allestire la caserma di Sant'Agostino, lieta invero per la purezza dell'aere, e per l'incantevole panorama, ma povera di suppellettili; e, il giorno 4 giugno, vi condusse in persona il primo convoglio di reclute, accolto festosamente dalla cittadinanza. Al mio ritorno dalla capitale, mandò poi subito me ad assumere il comando di quel deposito, mentr' egli rimaneva a Milano a sorvegliare l'esecuzione degli appalti conclusi con i fornitori, il sarto Todros, il Ghezzi, il Cesati, ecc., a sollecitare le consegne, a completare gli approvigionamenti, aiutato sempre e in tutto dall'amico suo, il conte Filippo Salis, uomo di speciale competenza.


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Umberto