Agli arruolamenti venne preposto il Frigerio. Con il Mangili e altri, incaricati della società de' carabinieri, egli riceveva i giovani inviati dalla commissione di reclutamento del Monastero Maggiore, la stessa, che aveva già funzionato per i volontari dei reggimenti garibaldini della camicia rossa; li sottometteva a un esperimento di tiro, qualora non fossero già iscritti nella società, e quindi li dirigeva a Bergamo. Apertisi i ruoli ai primi di giugno, si chiusero il 12, essendosi raccolto in quel breve periodo il numero sufficiente di volontari per completare la bassa forza del battaglione, circa cinquecento uomini, in massima parte provenienti dalla società dei carabinieri. Si continuò però ad accettare al deposito di Bergamo i ritardatari.
Il maggior contingente del battaglione apparteneva alla regione lombarda, poi alla veneta, specialmente al Friuli. Avevamo parecchie decine di trentini, i Sizzo, fratelli a donna Elena Cairoli, e i fratelli Martini; alcuni liguri, smarriti non so in qual modo nelle nostre file; un torinese, Pasquale Corte, il nostro console alla Nuova Orleans; pochi d'altre parti d'Italia. Dai quarant'anni in giù, si trovava uomini di ogni ceto; in preponderanza molto sensibile, l'elemento colto, professionisti di ogni facoltà, sopratutto ingegneri, studenti, commercianti, due preti, don Giuseppe Bernasconi di Como, tiratore abilissimo ed appassionato, ora curato a Civiglio, e don Giuseppe Cavalleri, curato a Zocco di Erbusco. |