Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Naturalmente, con un assieme così fatto d'individui, bisognava usare metodi di disciplina un po' diversi dai soliti: far giocar molto la molla dell'amor proprio, e molto profittare dell'entusiasmo, che dispone all'abnegazione, guardandosi però bene dal concedere confidenze neppure agli amici, ed affrontando francamente la riputazione di severità, anche di durezza. Del resto, cattivi soldati, nel significato vero della parola, non ne avevamo; ma ne avevamo parecchi di svogliati, venuti solamente per forza dell'opinione pubblica, che non tollerava più nessun giovane a casa. Una classe singolare formavano poi alcuni, bravi figliuoli in fondo, che la smania santa di servir la patria aveva spinti, inconsideratamente, ad arruolarsi, con soverchio sacrificio dei loro interessi. Costoro incominciaron sin da Bergamo a chieder licenza, sia per dare un'occhiata al negozio deserto, sia per sbrigare un affare sospeso, sia anche per curare la mamma o la bimba; ed entrati in campagna, alla prima fermata che per poco si prolungasse, ritornavano alla carica, protestando che avrebbero ben saputo accorrere per il momento della battaglia, come se questa si dovesse dare a giorno fisso. Di solito si teneva fermo; ma alle volte, pur arrovellandosi, si cedeva.

     La classe dei tiratori veri e provetti recriminava per una ragione in verità molto seria. Essi avevano creduto, che si dovesse organizzare un corpo anche ristretto, ma speciale, di fanteria pesante, sulla base della stabilità e della saldezza; un corpo, quale lo richiedeva l'arma, disadatta alla manovra svelta, anzi pericolosa, a cagione del doppio scatto, ma fatta apposta, con la grande precisione e la lunga portata, per la guerra di posizione; un corpo, quale avevano vagheggiato durante le esercitazioni eseguite tenacemente per tanti anni, per cui, certi oramai di colpire il nemico a parecchie centinaia di metri di distanza, si ritenevano invincibili nei posti di difesa, mentre, per mancanza d'istruzione conveniente, si sentivano impacciati per gli assalti impetuosi. Avrebbero poi voluto esser comandati da ufficiali posati, esperti in materia di tiro, provenienti dall'artiglieria o dal genio. Ma in que' tempi e con quella ressa, chi mai, là a Firenze, pensava a curare simili inezie? In que' tempi, in cui una qualunque divisa addosso, un fucile pur che fosse in spalla, il desiderio di andare a Venezia nel cuore, pareva dovessero bastare per creare il soldato e condurre alla vittoria? Si era invece imposto ai carabinieri il titolo, l'organizzazione, gli esercizi dei bersaglieri; e s'erano prescelti a comandarli ufficiali giovani, arditi, che cercavano di accrescere anzichè moderare la spigliatezza e la mobilità del corpo!


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Umberto