L'altro capitano richiesto dal Castellini fu il Frigerio, che negli anni precedenti si era adoperato assai nei preparativi per la guerra, e, nel 1863, aveva anzi intrapreso un viaggio in Ungheria con una missione delicatissima. Egli venne trasferito dal 2° reggimento, cui era già ascritto, ed accorse lieto, anche perché autorizzato a tenere il cavallo, reggendo oramai con fatica alle lunghe marce a piedi.
L'avvocato e deputato Antonio Oliva di Parma, fu proposto da parecchi suoi colleghi al Parlamento, ed accolto dal Castellini come un grande acquisto. Aveva partecipato alla campagna di Roma nel 1849, ed era uomo di riputazione; ma il lungo disuso aveva affievolita in lui la impronta militare. Trasferito al 2° battaglione bersaglieri dal 4° reggimento, ci raggiunse tardi, in Valcamonica.
Il quarto capitano, inviato dal Ministero, fu Giuseppe Micali, toscano, già capitano dei bersaglieri, gentiluomo fine, elegante, che portò in mezzo a noi la nota del brio e del buon umore.
Al comando della 1a compagnia, fino all'arrivo del capitano Oliva, rimase Francesco Tolazzi, il più anziano dei nostri luogotenenti, un forte, molto amato da Garibaldi. Da sergente, nell'esercito austriaco, il 1859, aveva disertato prima che scoppiassero le ostilità per entrare nelle file dell'esercito piemontese. Ferito due volte a San Martino, e caduto prigioniero, aspettava di esser fucilato qualora venisse riconosciuto, quando un ultimo assalto dei nostri lo liberò. Fece poi la campagna delle Due Sicilie, seguì Garibaldi nel 62, capitanò nel 64 i moti del Friuli. Con noi, nel 66, si comportò valorosissimamente; nel 67 andò con Acerbi; e morì nel 1889 rimpianto dagli amici.
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