Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Luigi Cantoni, milanese, l'antico compagno di Pavia, fu pure nominato luogotenente nel battaglione, in cui entrò da tutti festeggiato. Egli era una delle figure più caratteristiche che io m'abbia incontrato. All'università, e dopo, lo si chiamò sempre gaìna, non perché bevesse più degli altri, ma per un certo suo fare, una certa eccentricità di modi e di espressione, per cui quell'appellativo gli si attagliava. Gl'indifferenti poco lo apprezzavano; ma gli amici, che conoscevano quanto cuore, quanta rettitudine, quale freschezza di sentimenti si nascondessero sotto quelle apparenze bizzarre, lo adoravano. Nella scuola i professori se la pigliavano sempre con lui, quantunque non studiasse meno degli altri; e nella campagna del 59, che egli fece nei bersaglieri, i superiori non lo consideravano punto, quantunque si battesse sempre benissimo. Né la fortuna gli si mostrò meno avversa, da quel tempo in poi; parve anzi lo avesse prescelto a vittima dei suoi capricci.

     Partito da Pavia, ove studiava medicina, e imbarcatosi a Quarto coi Mille, chiese a Talamone di seguire lo Zambianchi, perché riteneva quella diversione più arrischiata della spedizione principale. Fallita l'impresa, fu ricondotto prigioniero a Genova dagli ufficiali dei granatieri suoi antichi commilitoni e condiscepoli, che si divertirono mezzo mondo dell'avventura e dei suoi sarcasmi sempre senza fiele. Imbarcatosi di nuovo con i volontari del Corte, venne catturato sul vapore Charles Georgy e rimorchiato a Civitavecchia. Appena liberato, si rimbarcò, e arrivò proprio in tempo per pigliarsi al combattimento di Reggio una palla nel collo, lì ove d'ordinario si danno de' tagli alle glandole, così che, dopo, nessuno credeva che la cicatrice della ferita fosse dovuta a un caso di guerra. Né egli si curava di disingannare gl'increduli, poi che un vecchio professore dell'università, ov'egli tornò per completar gli studi, sorridendo ironicamente al racconto de' casi suoi, aveva soggiunto: “già, dopo le campagne tutti i tagli di scrofola sono diventati ferite sul campo!” Vi sono al mondo degli esseri predestinati così.


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Umberto