Malgrado tutto ciò, il Cantoni non si lasciò mai sopraffare dallo scoramento; lottò con pertinacia, e, come medico, si creò in Genova una clientela, che rimpianse sinceramente la immatura sua morte.
Un altro camerata di Pavia, mandato al battaglione, ma di tutt'altra indole del Cantoni, fu l'avvocato Angelo Travelli, l'istigatore della messa di Orsini, l'autore della poesia feroce; già bersagliere volontario nella campagna del 59, già ufficiale della brigata Eberhardt in quella del 60.
Travelli aveva un ingegno non comune e molto cuore, ma sapeva anche farsi valere, sfoggiando volentieri la parola facile ed elegante. Posto direttamente sotto i miei ordini, non soltanto sollevava me dal compito di arringare la compagnia, ma s'incaricava di redigere, in stile forbito, gli ordini del giorno per il battaglione, e di leggerli in mezzo al quadrato. Il Castellini, uomo di azione non di discorsi, non cercava di meglio; a torto però, chè su l'animo di quei giovani, colti e alquanto scettici, facevano più impressione le poche parole vibrate del comandante, che la retorica del Travelli. In un certo ordine del giorno, che dava le norme per la tenuta, il Travelli, avendo con frase manierata raccomandato ai bersaglieri di mostrarsi coquets, non ci volle altro; rimase per sempre sopranominato il coquet.
Un altro condiscepolo dell'università disimpegnò le funzioni di aiutante maggiore del battaglione, l'ingegnere Emilio Mantegazza, fratello del senatore.
Un esperto pratico, il dottore Edoardo Boccomini, tornato di fresco dall'America del Sud, fu il nostro medico. È lo stesso, che si creò a Milano così buona fama nella professione.
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