Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Garibaldi, la mattina del 17 giugno, dalla stazione ferroviaria venne direttamente in piazza d'armi a vederci manovrare insieme col 1° battaglione genovese non ancora armato; assistette alla nostra sfilata dal balcone di casa Camozzi; indi, congratulatosi di trovarci così bene avviati, promise di chiamarci prestissimo al campo. Noi soli, del resto, e il 2° reggimento, comandato dal colonnello Espinazzi, eravamo in caso di seguirlo; a tutti gli altri volontari mancava ancora molto per essere in grado di entrare in campagna.
     Nell'ordine del giorno del 19 trovo scritte le più minute disposizioni, perché la partenza potesse effettuarsi “rapidissimamente sotto il comando del capitano Adamoli quando ne venisse l'avviso”. Infatti l'avviso di Garibaldi ci pervenne il 21, e quel giorno stesso salutammo per sempre la caserma di Sant'Agostino, testimone dell'affannoso lavoro, e prendemmo commiato affettuosamente dalla patriottica città di Bergamo, che ci aveva trattati con tanta cordialità.

     La ferrovia ci portò a Desenzano, donde si proseguì a piedi sino a Portese, sul lago di Garda, ove il battaglione si accantonò, disponendo la 2a compagnia di guardia al porto, presso una batteria già appostata. Castellini profittò della fermata per passare una minuta ispezione alle armi, ciò che la fretta non gli aveva mai permesso di fare.
     Il 22 giugno, Garibaldi venne a Portese, visitò la batteria, e a noi ordinò di raggiungere, il più sollecitamente possibile, Rocca d'Anfo, ove il capitano Ergisto Bezzi, del suo stato maggiore, ci avrebbe comunicate le istruzioni da lui stesso impartite. Ci incamminammo, il 23, per Salò, e dopo la distribuzione delle coperte di lana, in previsione delle fredde notti della montagna, il 24, per tempo, ci avviammo su per la Val Sabbia. Riconfortati gli uomini a Barghe con una buona razione di vino, si tirò innanzi; ma a Vestone, in causa della mancanza di esercizio alle lunghe marce, pur troppo ci lasciammo dietro una coda di spossati, che accaparrando i mezzi di trasporto del paese, ci raggiunsero alla spicciolata. Anche il mio bravo cavallo prestò in quella occasione un grande servizio, portando ora l'uno ora l'altro dei più stracchi, giacchè io camminavo sempre a piedi.


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Umberto