Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     “Se vi fosse resistenza e chiamassi la sua colonna, ella marcerà colla 1a compagnia di fucilieri in testa, in soccorso della operazione.
     “Sant'Antonio, 25 giugno 1886.
     “CASTELLINI”.

     Eseguendo l'ordine, trovai il picchetto al posto indicato, lo stesso, da cui Garibaldi aveva studiato il terreno, e da quell'altura, donde si abbraccia tanta estensione di paese, rimasi spettatore della fazione, che si svolse ai miei piedi.
     I nostri, passato il ponte del Caffaro, che separa i due Stati, procedevano verso Darzo; e noi, muniti di cannocchiale, li vedevamo diramare le pattuglie, che perlustravano cautamente le case e gl'imbocchi delle vie, come le formiche, tentando il terreno con le piccole antenne, esplorano una macchia sconosciuta: poi rimandavano i messi con le informazioni, invitando i plotoni ad avanzare.

     Nello stesso tempo vediamo spuntare da Storo una colonna austriaca, stendersi in battaglia, e procedere innanzi. Fu allora che il dottor Boccomini ci abbandonò, correndo, dicendomi: “Il mio posto non è qui, ma laggiù, ove si dee combattere”.
     L'adunarsi frettoloso dei nostri per disporsi al combattimento ci assicura, che essi hanno avvertito l'avvicinarsi del nemico; ma non è male abbondare in precauzioni, e però io ordino, che un bersagliere vada giù a riferire al comandante quanto si scorge dal nostro osservatorio.
     Il furiere Toni e il sergente Riva destinarono a ciò lo studente d'ingegneria Orlandi, un demonio incarnato, che si precipitò a salti giù per i burroni, e per compenso si guadagnò una ferita a un piede, che lo tenne confinato in letto per il rimanente della campagna.


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Umberto