Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Continuando nella ritirata, per oltrepassare il torrente, credo si chiami Davenina, che scorre fra Vezza e Incudine normalmente al corso dell'Oglio, in cui si getta, raccolsi le quadriglie sulla strada maestra, a fine di portarle al ponte, unico varco facile; e poiché la strada, in quel luogo, s'incassa sotto una falda scoscesa, che ci riparava dal fuoco nemico, concedetti loro qualche istante di respiro. Nel frattempo, un grosso manipolo di cacciatori, da noi non avvertito, occupò un poggio che dominava il ponte; e quando la nostra prima quadriglia, rimettendosi in moto, si affacciò allo sbocco della gola, che ci proteggeva, quel manipolo, spianati gli stuzzen, ci intimò di arrenderci.
     Sorpresi alla vista inaspettata, i nostri si ritrassero istintivamente sotto la rupe provvidenziale. Ma fu un lampo. “Arrenderci?”, chiesi loro; “o per chi ci pigliano?” E mi piantai, con il mantello foderato di rosso rovesciato su la spalla, in mezzo al ponte, comandando di attraversarlo uno ad uno, curvi sotto il parapetto, per evitare possibilmente i proiettili. “Capitano, si cavi di lì; vuoi farsi ammazzare?” mi si diceva. “Io faccio il mio dovere, voi fate il vostro; passate!” E ubbidirono tutti, fino all'ultimo, raggiungendo di là dal ponte l'altra parete di rocce, che ci rimetteva al sicuro. Due bersaglieri, l'ingegnere Luigi Martinelli e un altro, rimasero feriti nel collo; io non ebbi neppure sfiorato l'uniforme, sebbene stessi fermo, mentre i miei mi sfilavano d'innanzi man mano che io facevo lor segno con la punta della sciabola, sotto le palle, che, venendo dall'alto, mi rimbalzavano intorno come gragnuola, sollevando una nuvola di polvere. Dopo l'ultimo bersagliere, mi ritirai anch'io, accompagnato sempre dal grido di resa dei cacciatori austriaci. Senza essere più oltre né inseguito né molestato, mi riunii quindi con i miei uomini al rimanente del battaglione, del quale mi duole non poter qui riportare, partitamente, le ardite vicende di quella fortunosa giornata.


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Umberto