Il colonnello Cadolini, e accanto a lui il capitano Oliva, ci aspettavano all'entrata di Cedegolo. Nell'accogliermi, il Cadolini mi disse: “Se mi fossi trovato lassù io, nutro fiducia, che le cose sarebbero andate diversamente”. E me lo ripeté poi più volte, con espressione di profondo rammarico, come lo ripete nel suo libro, ove spiega il motivo della sua assenza.
E il Cadolini ha ragione. Se egli in persona avesse comandato, e fatto eseguire gli ordini impartiti da lui il 2, molto facilmente noi avremmo avuto lassù un fatto d'armi a nostro vantaggio1.
Ogni volta che si rammenta Vezza d'Oglio, non si manca infatti di deplorar l'assenza del colonnello Cadolini. Ma sovente si aggiungon poi parole di censura al maggiore Castellini, di cui pure si encomia l'innegabile coraggio. Or ciò è ingiusto; chè la condotta di lui fu correttissima, e solo per la sua risolutezza non ci toccò di peggio quel giorno.
Dopo un insuccesso la natura umana inclina a scaricare sul prossimo la responsabilità e il biasimo, che più facilmente, com'è naturale, vanno a cadere su coloro, che non hanno agio di rispondere e di scolparsi. Sul Castellini morto, al quale l'indomato valore salvaguardava in gran parte la riputazione, il dente della censura poteva esercitarsi, e non mancò di trarne profitto, senza scrupolo e senza rimorso.
Si disse innanzi tutto, che il Castellini fu la causa dei guai della giornata perché insofferente dell'autorità di un ufficiale anziano, ma dello stesso grado, persistette, di sua testa, a voler riprendere Vezza.
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