Finalmente, dall'essere il Castellini rimasto ucciso, si trasse argomento ad accusarlo di temerità quasi morbosa.
Troppo rimpicciolisce questa ipotesi, la figura di quell'uomo, conosciuto specialmente per la saldezza della tempra e per il suo coraggio libero e consapevole, perché la si debba neppure ammettere. Né poi la fazione di Vezza fu di tale importanza, né in essa mai il battaglione fu ridotto a così mal partito, da giustificare una risoluzione violenta, anche in un ufficiale meno calmo e meno sicuro di lui. Si ebbero da parte nostra diciannove morti e sessantasei feriti; molto meno da parte degli austriaci: o se i capi si dovessero fare ammazzare apposta per simili fatti, che cosa dovrebbe mai accadere là, ove scompaiono i reggimenti interi? E si noti che ei morì mentre avanzava, per cui non per anco doveva angustiarlo il dolore di una sconfitta. |