Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


Pagina 210
1-20- 40-60- 80-100- 120-140- 160-180- 200-220- 240-255

[Indice]

     Ma lassù, al lago di Campo, né le vivaci discussioni su Lissa, né le partite di nuoto e di caccia, sopivano l'ansia, che di giorno in giorno cresceva, condita di fame, di freddo, di noie di ogni fatta, di cui non ultima il tormento delle zanzare, che non so perché prediligevano le punte dei nostri nasi. Per giunta, io non avevo un solo ufficiale alla compagnia, essendo il Travelli rimasto malato a Capo di Ponte, e le altre compagnie non avendomene da cedere. Mi coadiuvavano bravamente, oltre i quattro sottufficiali, che ho nominati, il furiere Paolo Posio, di Mantova, e il sergente Emilio Carnelli, di Laveno; e la lezione toccata a Vezza, raffermando negli animi i principii di disciplina, e consolidando la tempra del volontario, aveva facilitato il compito di guidarli; ma la mancanza di un subalterno, che potesse assumere a vicenda il comando, rendeva opprimente il peso della mia responsabilità.

     Cadolini dettava ordini del giorno paterni; Oliva, drappeggiato nell'ampio mantello, accentuava, col gesto oratorio, fervide arringhe; Micali schiudeva la vena inesauribile delle arguzie, che tanto contribuivano a mantenere il buon umore. Ma il morale dei volontari, che non capivano nulla della nostra inazione su per un ghiacciaio, cominciava a impensierirci sul serio.
     Il fatto è che lo stato maggiore di Garibaldi, credendo di aver mandato ordini precisi con l'itinerario minuto della via da seguire, ci aspettava nella Giudicaria, e non vedendoci arrivare, ignorava ove diavolo noi fossimo. E Cadolini, non riescendo a interpretare il dispaccio dello stato maggiore, malgrado passasse a studiarne ogni sillaba i giorni e le notti, combattuto dall'incertezza, aspettava venissero a rilevarlo.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto