Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Queste e altre dissonanze, che qui, già s'intende, accenno di volo, nulla tolsero alla mia grande ammirazione per lui, a causa dello scintillio della parola, lo slancio del sentimento, l'acutezza delle osservazioni, la vastità della dottrina. Intorno a qualsisia argomento, il più semplice, il più inatteso, il meno teorico, perfino in agricoltura, in geografia, in amministrazione locale, egli aveva concetti esatti, e ne discorreva con tanta competenza, come se vi avesse dedicato uno studio speciale; e tutto ciò accompagnava con aneddoti arguti, con ricordi vivaci di luoghi e di persone, che senza rendere meno seria la discussione, riescivano a farla piacevole e interessante.
     Nonostante l'aspetto ascetico, l'età avanzata, e l'abito severamente abbottonato fino al cravattone nero, che gli fasciava il collo, quando parlava animatamente con quel sorriso fine, con quel lampo negli occhi, con quei modi affabili, che verso le signore rasentavano la galanteria, Giuseppe Mazzini diventava irresistibile.

     Due mesi dopo, ai primi di settembre, altri atleti del pensiero incontrai riuniti al Congresso internazionale della pace, in Ginevra; ma nessuno mi colpì come il grande agitatore italiano. Eppure da ogni parte del mondo erano colà convenuti i suoi emuli più eloquenti, i più convinti banditori del verbo democratico e della fratellanza dei popoli.

     Quella gita a Ginevra si connette anch'essa tanto intimamente con la mia partecipazione ai fatti dell'Agro romano, che devo dire perché e come la impresi.


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Umberto