Cucchi non esitava dinanzi a qualunque rischio per raccogliere una informazione, per raggiungere un intento. Penetrò perfino in castel Sant'Angelo, insieme con Giovannino Cairoli, mercè il favore di un veterinario militare, che era di casa in piazza di Ponte. Questi mise Cucchi e Cairoli in relazione con quattro sergenti di artiglieria, due dei quali cedettero le uniformi, mentre gli altri due li introdussero e li guidarono per i meandri della mole Adriana. Giovannino pigliò appunti topografici; Cucchi notò sopratutto la immensa provvista di polvere, che lo indusse a dissuadere i romani dal proposito di dar fuoco alla polveriera, il cui scoppio avrebbe schiantato buona parte della città.
Durante quella sua esistenza randagia, specialmente dopo il 22, Cucchi venne più volte pedinato, fermato, interrogato; ma sempre se la cavò mediante la sua meravigliosa presenza di spirito. Cambiava ogni giorno di abiti e di cappello, aveva financo fatto sagrifizio del noto e lungo suo pizzo: ma non egli poteva velare il lampo de' suoi occhi penetranti, né correggere la malizia del suo beffardo sorriso! |