Altra volta Cucchi si avvide di esser pedinato da tre figuri. Girò mezza Roma, a piedi e in carrozza; si fermò nelle chiese e nelle gallerie: ma loro sempre alla calcagna. Entrò finalmente dal libraio Spithover, in piazza di Spagna, per meditare una via di scampo, esaminando, distrattamente, le opere illustrate, che erano sul banco: e loro sempre duri dinanzi alla invetriata. Mentre li sbirciava con la coda dell'occhio, vide passar per la piazza l'Eligi, colonnello dei gendarmi, in tenuta; ed egli, lesto, preso un librone sotto il braccio, corse difilato ad affrontarlo con la destra al cappello:
- Scusi, signor colonnello, vorrebbe aver la compiacenza d'indicarmi la salita di San Bastianello?
- S'immagini (risponde cortese l'Eligi), eccola a pochi passi; ma venga con me, e lo metterò per la strada.
E tutti due s'incamminano da vecchie conoscenze.
- Il signore è forastiere; piemontese, direi dall'accento.
- No, son lombardo.
- Ah, lombardo! E vedo che si diletta di arte.
- Oh, sì! Mi trovo a Roma per cotesto; ma sa? Oramai me ne andrò, perché non ci si può più vivere, fra tante turbolenze di faziosi.
- Eh, ha ragione! cosa vuole? poca canaglia suscita molto chiasso; ma non dubiti, la metteremo al dovere, non dubiti. Ecco la sua via; ho piacere di riverirla.
- Mille grazie della cortesia, e altrettanto!
È facile intendere che i tre figuri, vista la intimità dell'individuo sospetto con il colonnello dei gendarmi, si erano già dileguati.
Un giorno finalmente, scendendo le scale dei Petrarca, dianzi nominati, incontrò i birri che salivan su a fare una perquisizione, e che lo fermarono bruscamente, interrogandolo. E anche allora se la sbrigò, grazie al suo mirabile sangue freddo.
|