Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


Pagina 228
1-20- 40-60- 80-100- 120-140- 160-180- 200-220- 240-255

[Indice]

     Ma la calda perorazione non commosse nessuno. D'altra parte, l'incarico di dissuadere i giovani dall'accorrere alla frontiera pontificia, ove mancavano armi e vettovaglie, cui il comitato non sapeva più come provvedere, non sortiva miglior effetto. Non uno di quegli indiavolati, decisi a partire, mi dava retta....
     Indispettito del fiasco, e seccato del diluvio di domande che mi si facevano su quanto non si concludeva in Roma, piantai apostolato e questua, e scappai.
     Scappai prima a Belgirate, il 10 ottobre, a dar le notizie dei figli a donna Adelaide Cairoli, e a ricevere le sue commissioni, che essa infatti mi fece tenere a Besozzo, il giorno dopo, dal suo fidato barcaiuolo, il Leonino, accompagnate da una lettera, di cui mi piace citare un brano:

     “Ecco che secondo le nostre intelligenze qui le compiego la lettera per il mio Benedetto, affidando a Lei, ottimo amico, ben più che a queste povere linee, l'espressione di que' voti e sentimenti ardentissimi, con cui l'accompagno presso quel mio dilettissimo ed ottimo figlio, e presso que' due altri pure miei sì cari, benedicendola come loro prezioso secondo fratello, con quei voti pure materni, con quella affettuosissima ammirazione, che Ella vorrà leggere appieno nella convulsa anima mia”.
     E chiudeva, dopo calde raccomandazioni per Garibaldi e per mio padre:
     “Ella li abbraccerà per me, i miei tre adorati assenti, e mi sentirà con essi fra loro, con que' voti ardentissimi, con quell'indefinibile contrasto d'affetti, che Le compendio, egregio cittadino ed amico, in un materno amplesso”.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto