Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


Pagina 231
1-20- 40-60- 80-100- 120-140- 160-180- 200-220- 240-255

[Indice]

     Tutto il giorno seguente l'orizzonte si mantenne roseo. Crispi mi annunciò che dovevo partire immantinenti con un messaggio e altri denari per Cucchi. Gli osservai che non avevo ancora ottenuto mi fosse regolarizzato il passaporto alla legazione inglese, e però la mia partenza fu rimandata all'indomani. La sera lo accompagnai al ministero degl'interni, e mi parve ne uscisse con l'aspetto di uomo soddisfatto.
     Ma l'indomani il vento cambiò, volgendo alla burrasca. La notizia, pur troppo preveduta dai più cauti, e divulgatasi in un baleno, ossia che l'intervento francese era stato deciso, mutò di nuovo, e questa volta per sempre, le intenzioni del gabinetto a nostro riguardo.
     Crispi, lusingandosi ancora di strappare una qualche promessa, che io avrei dovuto recare agl'insorgenti, mi ricondusse a palazzo Riccardi, e lasciatomi nell'anticamera entrò dal Rattazzi. Ma quando, dopo il lungo colloquio, mi venne incontro, la faccia rannuvolata e il silenzio iracondo mi fecero tosto accorto dell'insuccesso.

     Egli infatti non mi parlò più né di denari, né di messaggi ufficiali od ufficiosi; insistette, con veemenza, su la necessità d'indurre i romani a tirare sia pure non più che dieci schioppettate, a qualunque costo, subito; m'ingiunse di andar via la sera stessa, dichiarandomi, che mi avrebbe accompagnato sino al confine.
     Passai a pigliarlo a casa sua, e insieme partimmo con il treno della notte.

     La mattina del 18 ottobre, dopo una sosta a Terni per intenderci con Nicola Fabrizi, proseguivamo alla volta di Orte, quand'ecco, prima del ponte, il convoglio arrestarsi improvvisamente. Mentre, balzati fuori dai vagoni, c'interroghiamo a vicenda, ci si fa dinanzi, sbucando non so donde, seguito da un manipolo di volontari disarmati, il barone Franco Mistrali, avviluppato in una enorme pelliccia, con un enorme berrettone di pelo sul capo, e narra concitato che la linea è stata tagliata fra Orte e Passo Correse, e smania e urla al personale di servizio, perché il treno retroceda precipitosamente. Crispi lo investe e gl'impone, come meritava, il silenzio; ordina al capotreno di aspettarlo, e si avvia, con Cipriani, me e i pochi altri, che gli erano accanto, di là dal ponte, per discorrere con il maggiore Ghirelli, che si vedeva agitarsi in mezzo a uno stuolo di armati su la sponda destra del Tevere.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto