Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Rimasti sul ponte, fra le barche che tiravan via da una parte, e la vaporiera che ci piantava dall'altra, ci demmo attorno in cerca di ripieghi, e per buona fortuna rintracciammo un ronzino, che Crispi inforcò, e sul quale si avviò a Narni, promettendoci di mandare un treno a rilevarci. Io, un passo dopo l'altro, me ne venni a Santa Liberata, ove trovai Gulmarelli, e un corpo di guardie doganali, che cortesemente mi fornirono di che rifocillarmi. Giunse finalmente il convoglio che mi portò a Narni, indi a Terni, ove già ci aveva preceduti il Crispi.
     Chi era Gulmarelli? Io non sono più in grado di rispondere a questa domanda. Il suo nome sta scritto in una pagina del mio giornale, senza una sola parola di aggiunta, come di persona ben nota; ma la mia mente non vi sa associare più la immagine né il ricordo dell'uomo. Se egli vive, come gli auguro, e se legge questo libro, come auguro a me, mi dia, lo prego, sue nuove. Sono certissimo di rispondergli: “come? è lei Gulmarelli? Ma la conosco perfettamente, e pare impossibile che gli anni rendano tanto labile la memoria de nomi!” E chi sa, forse egli mi potrà dare anche ragguaglio intorno a un Mattief, che più tardi, la notte del 3 novembre, mi offrì ricetto nella stazione di Passo Correse, e rispetto a cui io mi ritrovo nell'identico caso di assoluta dimenticanza.

     Crispi ripartì per Firenze il 19. Essendosi fatto in capo che io potevo raggiunger Roma per questa via, mi vietò di seguirlo, e mi affidò a Mattia Montecchi, assicurandomi che merce sua, perché romano e pratico del paese, io avrei potuto superare ogni difficoltà. Ma presto il Montecchi stesso mi dissuase dal tentativo di penetrare in Roma dalla parte di terra, e alla mezzanotte pigliai anch'io il treno per Firenze, a fine di proseguire di là per Livorno e Civitavecchia.


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Umberto