Rimasti sul ponte, fra le barche che tiravan via da una parte, e la vaporiera che ci piantava dall'altra, ci demmo attorno in cerca di ripieghi, e per buona fortuna rintracciammo un ronzino, che Crispi inforcò, e sul quale si avviò a Narni, promettendoci di mandare un treno a rilevarci. Io, un passo dopo l'altro, me ne venni a Santa Liberata, ove trovai Gulmarelli, e un corpo di guardie doganali, che cortesemente mi fornirono di che rifocillarmi. Giunse finalmente il convoglio che mi portò a Narni, indi a Terni, ove già ci aveva preceduti il Crispi.
Crispi ripartì per Firenze il 19. Essendosi fatto in capo che io potevo raggiunger Roma per questa via, mi vietò di seguirlo, e mi affidò a Mattia Montecchi, assicurandomi che merce sua, perché romano e pratico del paese, io avrei potuto superare ogni difficoltà. Ma presto il Montecchi stesso mi dissuase dal tentativo di penetrare in Roma dalla parte di terra, e alla mezzanotte pigliai anch'io il treno per Firenze, a fine di proseguire di là per Livorno e Civitavecchia. |