Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


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     Avvertito del contrattempo, il Guerzoni ne fe' subito parola a Benedetto Raffo, il quale, insieme con altri patrioti, escito di città la notte del 20 ottobre, tolse via dalla sabbia quante armi e munizioni gli fu possibile, e le trasportò parte a Vigna Matteini sopra il ponticello, parte in un grottone presso Tor di Valle. Ma lì altra sorpresa: mentre si dispongono le casse, in fondo della grotta, al chiaror delle fiaccole, ecco affacciarvisi i boari, soliti a pernottare colà; e il Raffo, perciò il segreto non sia tradito, rinchiude, insieme con i fucili, uomini ed animali, e fa tutti custodire a vista.
     I duecento fucili di Vigna Matteini caddero, come è noto, nelle mani dei pontificii la notte stessa del 22. Dei rimanenti, deposti nel grottone, venne fatta, non si è mai saputo da chi, denuncia alla polizia più tardi.

     A dir tutto in breve, le armi di Terni furono arrestate dalla interruzione della ferrovia fra Orte e Passo Corese, né le poche, affidate ai Cairoli, andaron oltre i Monti Parioli: e quelle di Follonica, giunte all'ultimo momento, parte andarono perdute nel Tevere, parte caddero nelle mani de'nemici. In conclusione, gli insorgenti iniziaron la sommossa con poche rivoltelle, che alcune patriottiche signore, come Luisa Morlacchi e Adele Narducci, avevan recate in città, sotto i cuscini di un ampio carrozzone prelatizio. Non è quindi da meravigliare se il tentativo della sera del 22 ottobre degenerò in un tafferuglio, che fu rapidamente sedato.

     Quando, dopo il tristissimo mio arrivo, calaron le tenebre, Roma, muta e deserta, pareva del tutto una città abbandonata, perché i cittadini eran tappati nelle case, e le truppe concentrate a porta del Popolo da un lato, al Vaticano dall'altro. Io, indispettito di esser mancato ai fatti del giorno innanzi per l'indugio di una notte sola, dolorosamente colpito da tanti sciagurati avvenimenti, dei quali in poche ore avevo già avuto notizia, mi ero appena ritirato nella mia camera, quando, proprio a me accanto, avveniva l'arresto di Luigi Cucchi, fratello di Francesco, che certo non contribuiva a mettermi animo.


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Umberto