Ma la voce dello sbarco dei francesi a Civitavecchia mutò la faccia delle cose, e distrusse negli animi nostri ogni fiducia di sicura riscossa. D'accordo con Cucchi, Guerzoni ed io decidemmo di raggiungere senza indugio Garibaldi, per informarlo della verità vera, e sfrondare, ove ne fosse il caso, le fallaci illusioni, ponendolo in grado di agire con perfetta conoscenza della situazione. Cucchi rimaneva per vedere con i proprii occhi i francesi, e mandare, sul conto loro e i loro intendimenti, ragguagli esatti a Garibaldi.
Il 1° novembre, per mezzo dei suoi fidati informatori, Cucchi ebbe copia di tutto il piano della campagna, che doveva essere intrapresa dagli alleati, e lo spedì al Generale, nelle cui mani pervenne la notte seguente, mediante il solito sistema delle pallottoline di carta velina, ravvolte nei foglietti di stagnola, e affidate a un buttero, che l'avrebbe inghiottite se sospettasse per caso di essere perquisito. Avendo così, fino all'estremo, coscienziosamente compiuta la sua missione, Cucchi abbandonò Roma, e per Civitavecchia, Livorno e Firenze, accorse da Garibaldi, che incontrò al suo ritorno da Mentana. |