Facendoci camminare sino alle 11 di sera, Venanzio ci guidò, per Mentana e Monterotondo, a Castel Giubileo, ove fummo tosto introdotti da Garibaldi, che ascoltò attentamente il rapporto di Guerzoni; ci fece molte domande, lodò l'abnegazione del Cucchi, e finì col ritenere presso di sé, come segretario, il Guerzoni, impiegandolo subito a scriver proclami e ordini del giorno. Io mi confusi tra gli ufficiali del mio seguito, dei quali ricordo Paolo Fabrizi, oggi deputato al Parlamento per la Garfagnana, che spesso ancora mi ricorda di avermi accolto, allo scender di sella, con la offerta di una buona tazza di caffè; e, poco dopo, mi stesi a riposare sopra un giaciglio, mentre Stefano Canzio ci teneva desti con le sue interminabili chiacchiere in dialetto genovese, scoppiettanti di frizzi e di sarcasmi, che facevan ridere Alberto Mario sino alle lagrime.
Rimasi addetto al quartier generale, disimpegnando però un servizio abbastanza libero, ed acconciandomi, la sera, or accanto al Missori, or presso la bella contessa, non dimentica della ospitalità avuta allo stato maggiore di Eber, ora finalmente insieme con mio padre, il quale pur questa volta non aveva saputo resistere alla tentazione di raggiungerci, ma che, in verità, poco tempo spendeva con me, essendo sempre sopraffatto dalle incombenze che volontariamente si assumeva. Appunto per correre incontro a mio padre, di cui a Monterotondo mi si segnalò l'arrivo, mancai di accompagnar Garibaldi nella ricognizione del giorno 30. |