Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


Pagina 246
1-20- 40-60- 80-100- 120-140- 160-180- 200-220- 240-255

[Indice]

     Il 31 di ottobre fu una giornata disastrosa, però che giunse a noi la nuova dell'ingresso dei francesi in Roma. Garibaldi rifece la strada da Castel Giubileo a Monterotondo, e l'ordine della ritirata ingenerò nei volontari tanta sfiducia, e ne accrebbe siffattamente il malumore, che lo sfasciamento delle bande, già segreto e sottile, si avviò su larga scala. Gli sforzi dei buoni, e con le blandizie e con le minacce, per mantenere un po' di disciplina nelle file, incominciarono a perdere ogni efficacia.

     Il 1° di novembre Garibaldi trasportò il suo quartier generale da casa Frosi al castello feudale de' Piombino, di cui don Ignazio Buoncompagni, in mezzo all'ossequio di più diecine di guardiani, faceva gli onori con la stessa cavalleresca cortesia, con la quale ora, principe di Venosa, e senatore del Legno, accoglie nel suo palazzo di Roma il fiore dell'aristocrazia mondiale. Ciò, per altro, non gl'impedì di frenare a suo tempo, con la rivoltella alla mano, il vandalismo de' farabutti, che erano frammisti alle bande.

     Egli, don Ignazio, aveva dapprima tentato di organizzare in Torino una compagnia di emigrati romani, con denari in parte forniti da Crispi; ma i prefetti di Torino e di Bologna gli trattennero quei volontari, che Rattazzi gli aveva permesso di arruolare. Allora se n'andò solo a Terni, si aggregò allo stato maggiore del duca Lante di Montefeltro, uno dei comandanti i corpi dell'Agro romano; e in questa guisa ei fece la campagna, si batté a Mentana, e ultimo, la sera del 3, uscì dall'avito suo castello di Monterotondo, dopo che tutti i garibaldini si erano avviati per Passo Correse.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto