Il 31 di ottobre fu una giornata disastrosa, però che giunse a noi la nuova dell'ingresso dei francesi in Roma. Garibaldi rifece la strada da Castel Giubileo a Monterotondo, e l'ordine della ritirata ingenerò nei volontari tanta sfiducia, e ne accrebbe siffattamente il malumore, che lo sfasciamento delle bande, già segreto e sottile, si avviò su larga scala. Gli sforzi dei buoni, e con le blandizie e con le minacce, per mantenere un po' di disciplina nelle file, incominciarono a perdere ogni efficacia.
Egli, don Ignazio, aveva dapprima tentato di organizzare in Torino una compagnia di emigrati romani, con denari in parte forniti da Crispi; ma i prefetti di Torino e di Bologna gli trattennero quei volontari, che Rattazzi gli aveva permesso di arruolare. Allora se n'andò solo a Terni, si aggregò allo stato maggiore del duca Lante di Montefeltro, uno dei comandanti i corpi dell'Agro romano; e in questa guisa ei fece la campagna, si batté a Mentana, e ultimo, la sera del 3, uscì dall'avito suo castello di Monterotondo, dopo che tutti i garibaldini si erano avviati per Passo Correse. |