Giulio Adamoli
DA S. MARTINO A MENTANA
(Ricordi di un volontario garibaldino)


Pagina 250
1-20- 40-60- 80-100- 120-140- 160-180- 200-220- 240-255

[Indice]

     E fu previdenza saggia. Quando il Bezzi, entrato in convalescenza, volle rimpatriare, il generale Kanzler e il Silvestri si opposero adducendo a pretesto, che egli non era fra i capitolati del castello. Solo l'esibizione della lettera, e quindi l'intervento del nobile ufficiale francese, che fece suonar alta la parola d'onore data sul campo, salvarono il Bezzi dalla prigionia, e gli permisero di ritornar presto a casa.

     Anch'io, come ho detto, facendomi largo traverso le fitte schiere, che ingombravano la strada, raggiunsi finalmente i combattenti, quando il generale Fabrizi ordinava la carica alla baionetta; e anch'io mi ingegnai a guidare i volontari su l'erta del poggio, donde sloggiammo gli zuavi, che seminarono il terreno, intorno ai pagliai preparati per l'invernata, di morti e di feriti.

     Non mi si chieda la descrizione della battaglia nei suoi vari periodi. Le mosse di quella giornata mi sfuggono completamente, e dovrei ricorrere ai rapporti già conosciuti, ciò che non è del caso mio. Ho però vivissimi dinanzi alla mente gli episodi personali, tra cui quello di essermi fermato a dare un sorso della mia fiaschetta a uno zuavo ferito, giovane francese dall'aria distinta, che me lo chiese in grazia, e a stendergli sul corpo, tremante per il freddo, il mantello che gli staccai dalle spalle. Portava, ricordo, gli occhiali a molla; e rammento tuttora, che non potei trattenermi dal dirgli, mentre lo soccorrevo: “vous voyez, monsieur, que nous ne sommes pas des brigands”, perché mi tornò alla memoria in quel punto, una frase, che mi ferì a volo, passando vicino ad alcuni zuavi per le vie di Roma.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto