E fu previdenza saggia. Quando il Bezzi, entrato in convalescenza, volle rimpatriare, il generale Kanzler e il Silvestri si opposero adducendo a pretesto, che egli non era fra i capitolati del castello. Solo l'esibizione della lettera, e quindi l'intervento del nobile ufficiale francese, che fece suonar alta la parola d'onore data sul campo, salvarono il Bezzi dalla prigionia, e gli permisero di ritornar presto a casa.
Non mi si chieda la descrizione della battaglia nei suoi vari periodi. Le mosse di quella giornata mi sfuggono completamente, e dovrei ricorrere ai rapporti già conosciuti, ciò che non è del caso mio. Ho però vivissimi dinanzi alla mente gli episodi personali, tra cui quello di essermi fermato a dare un sorso della mia fiaschetta a uno zuavo ferito, giovane francese dall'aria distinta, che me lo chiese in grazia, e a stendergli sul corpo, tremante per il freddo, il mantello che gli staccai dalle spalle. Portava, ricordo, gli occhiali a molla; e rammento tuttora, che non potei trattenermi dal dirgli, mentre lo soccorrevo: “vous voyez, monsieur, que nous ne sommes pas des brigands”, perché mi tornò alla memoria in quel punto, una frase, che mi ferì a volo, passando vicino ad alcuni zuavi per le vie di Roma. |