Gli anziani ne ricordavano, con affettuosa ammirazione, la rettitudine, la gentilezza, il vivo spirito di umanità, la devozione profonda e per la religione e per la patria.
La vita, ripreso il suo corso, si svolgeva senza preoccupazioni. Si cercava di capire e di seguire gli usi della gente, tra cui si viveva. Gente mite, frugale, laboriosa. D'estate s'allietava, con canti in coro, nei sani fecondi lavori dei campi; d'inverno si raccoglieva, per il disbrigo di altre domestiche faccende, specialmente di sera, nel caldo delle stalle, raccontando le favole della tradizione.
Gente molto religiosa. Andava, tra l'altro, ogni anno, in pellegrinaggio alle acque di San Franco, rese miracolose dalla leggenda.
San Franco, nativo, come si raccontava, del non lontano villaggio di Roio, si aggirava, verso il 1200, tra i monti aquilani, per mettere a favore della sofferente umanità, i poteri della sua santità. Era quasi sempre presente ove vi fosse da lenire un dolore, da scongiurare un pericolo. Affrontava i lupi che, in quel tempo, infestavano la contrada, strappando, dalle loro fauci, dopo averli ammansiti, prede umane.
Nei santuari era raffigurato, appunto, vestito di nero, seguito da un lupo, con un bambino tra i denti.
Potere di suggestione, senza dubbio. Un giorno, peṛ, come si raccontava, con un colpo di bastone faceva scaturire da un sasso acqua fresca ed abbondante, per dissetare una moltitudine di gitanti, tormentati, nell'alta montagna, dalla sete.
Si gridava al miracolo, e mentre in quella solitudine solenne il sole confortava con la sua luminosità le valli, i boschi e quanto vi viveva, santo era proclamato l'uomo, santo il monte con la sua acqua.
|