T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


Pagina 49
1-10- 20-30- 40-50- 60-70- 80-90- 100-110- 120-130- 140-150- 160-170

[Indice]

     Andammo avanti, nel turbamento, con nuovi desideri, e come ci consigliavano le sacre scritture, picchiammo alle porte, chiedemmo, ma senza nulla ottenere. Belle parole ovunque, molte promesse, e niente altro.
     Dopo due giorni tornammo a Giffoni, rifacendo la strada, di ventiquattro chilometri, pure a piedi, riportando con noi una belle fotografia, che io conservo ancora, a ricordo del nostro inutile viaggio. Quantunque nel fior degli anni, meste vi si vedono le nostre sembianze!
     Tanto per fare qualche cosa iniziammo, io e Ciriaco, lo studio della musica, con buon profitto. Dopo non molto strimpellavamo, in un concertino a due, mandolino e chitarra. Qualche volta, io che possedevo una voce da piccolo tenore, accompagnavo al suono una qualche piccola romanza.

     Venivano spesso a veglia in casa nostra, e ci ascoltavano e ci applaudivano nelle nostre artistiche esibizioni, i vicini parenti, le giovani zie.
     Anche nella tempesta possono apparire luci, a confortare il cammino.


     Passammo ancora qualche tempo in vana attesa, quando Ciriaco, nulla sperando pił dalla patria che dormiva, decise d'andare a cercare fortuna di lą dell'Oceano, raggiungendo lo zio Donato, che vi era da molti anni.
     Io, dal canto mio, riprendevo le ricerche, scrivendo ovunque vi fosse un parente, un amico, un conoscente, ma nessuno rispondeva.
     Incominciai in tal modo, per diretta esperienza, a comprendere l'ipocrisia, l'egoismo del mondo.
     Nel pomeriggio, alle ore quindici, aspettavo con ansia la posta. Guardavo la via, che il postino doveva percorrere, dal terrazzo di casa. Il vecchio orologio di San Lorenzo suonava l'ora, il postino compariva, s'avvicinava e, aumentando il mio sconforto, passava oltre.


[Pagina Precedente] - [Indice] - [Pagina Successiva]

Umberto