T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     La mia voce, nella meraviglia, la invocava teneramente: mamma, mamma! Anch'io allungavo le braccia, seduto sul letto, per abbracciarla, ma lei svaniva, lentamente, con l'alba.
     - Allucinazione! - potrą dire qualcuno. Forse. Ma io, e lo giuro, vidi la mamma, ne sentii la carezza, ne ebbi ancora una volta la benedizione.


     Sulla sua santa bara, una gentile giovane amica, commossa, aveva detto:
     "Signori, un lamento di sacri bronzi si ripercuoteva ieri sera lentamente nell'aria, nella fredda giornata d'autunno, annunziando l'immatura perdita della cara e virtuosa donna Maria Carolina Marotta, madre affettuosa di numerosa prole, che seppe educare alla religione e a tutti i sacri umani doveri. Essa, o Signori, condannata alle controversie della vita, provando disinganni, dolori inenarrabili, seppe, con l'ammirabile sua rassegnazione, ricoverandosi sotto l'usbergo della religione, condurre pazientemente al suo termine la sua dolorosa vita.

     In ancora giovane etą perdeva l'amato consorte, rimanendo essa a tutela dei cari figli, i quali, memori delle sue virtł, ne piangono oggi, inconsolabili, la perdita.
     Anch'io, o Signori, che ben conoscevo donna Maria Carolina Marotta, mi tenni onorata della sua sincera leale amicizia. Di cuore gentile, amorevole con tutti, generosa col povero, con cui divideva financo il suo pane, era l'angelo consolatore dell'oppresso, del misero.
     Non ancora erasi rimarginata la ferita, prodotta dalla perdita del sostegno della sua vita, che un'altra, pił dolorosa e profonda, ne esulcerava l'anima, gią tanto travagliata: la morte della cara, adorabile figlia Maria Gesł.


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Umberto