T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     NELLE LUCI DELLA VITA

     Fin da bambino, ripeto, avevo amato, quasi per istinto, i campi, la pace delle valli, dei boschi, delle solitudini: istinto che non mi aveva abbandonato nel crescere degli anni.
     A Chieti, cittą situata sulla cima d'un colle, scelsi la mia abitazione alla periferia, da dove era in vista l'ampia vallata della Pescara, il fiume, i monti, il mare. A sera, dopo le fatiche del giorno, rimanevo a lungo al balcone a rimirare i paeselli e le cittadine, che ardevano nella propria illuminazione, di lą dal fiume, vicino e lontano, come ardevano le stelle nel cielo profondo. Tutto appariva bello e gentile, ma dentro di me sentivo sempre pił vivo il vuoto della mia casa e della mia vita. Era ormai tempo di rompere l'indugio. Nelle mie romantiche fantasticherie sognavo sempre, come ricompensa alle mie ansie e alle mie fatiche, una villetta solitaria, nel verde e nella pace dei campi.

     Nelle mie ricerche riuscii, finalmente, a scoprire colei che doveva essere nella vita la mia compagna. La scoprii come condotta da una mano misteriosa, forse quella della mamma, nelle vicinanze di Teramo, in una villa color di rosa, dove viveva quasi nascosta, in attesa del suo destino. Educata anch'essa alle asprezze della sventura, possedeva non comuni doti di sensibilitą, di serietą, di bontą. Era aperta, con la sua anima delicatissima, naturalmente al bene, al nobile, alla poesia. Contraria al movimento femminile progressista, che toglie alla donna la luce della sua vera missione, viveva quasi isolata, con la sola compagnia della fidata amica Irma Guerrieri. Viveva nei ricordi e nella tenerezza d'una cara speranza.


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Umberto