Il segretario del Fascio, dott. Guido Bindi, per quel fatto mi scriveva:
"Mi permetta che prima di tutto esprima a Lei tutta la mia ammirazione nell'opera di salvataggio e di spegnimento in occasione dell'incendio della segheria di Di Credico. Oggi stesso mi sono recato a Silvi marina e ho raccolto dalla viva voce del popolo l'ammirazione per i suoi atti di vero valore, degni del soldato che in guerra si ebbe le pił alte considerazioni."
M'ero esposto in veritą un po' troppo. Il tetto sul quale mi trovavo per isolare il fuoco, con la sole cooperazione d'un ragazzo sedicenne, Edmondo Tamburri, era gią in parte crollato. Rendeva maggiormente pericolosa la nostra fatica la corrente elettrica, che si sprigionava dai fili spezzati e ci investiva da ogni parte. La mia buona compagna mi seguiva nel pericolo senza dire una parola, senza fare un gesto di disperazione. Solo quando ridiscendevo, annerito e bruciacchiato, mi accoglieva con gli occhi umidi di lagrime.
S'iniziava in tal modo la mia opera di podestą con un atto d'ardimento nello spegnere un incendio. Opera che doveva finire molto pił tardi a Teramo, nello spegnimento d'altro incendio, in altra segheria, nella notte ultima della mia carica di podestą. Casi strani e curiosi del vivere!
Rimanevo a Silvi per oltre tre anni. Provvedevo in tal tempo ad aprire e ad alberare strade, a fare e a incoraggiare costruzioni, a far funzionare enti d'assistenza. Istituii pure l'Asilo infantile, che mancava. Intendevo di fare di Silvi un comune modello, un soggiorno estivo di prim'ordine.
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