Vivevamo così, in questo nostro poetico mondo, quando fui chiamato, in qualità di podestà, a capo del comune. Molti ebbero a parlare di tale nomina, esagerando magari i miei meriti. - Il Grido della Stirpe - giornale di New York tra l'altro scriveva:
"Tra le belle spiagge dell'Adriatico è da annoverarsi quella di Silvi, del quale comune è stato testé nominato podestà il maggiore Umberto Adamoli, ferito e decorato di guerra, presidente del Nastro Azzurro della provincia di Teramo. Parlare di lui, delle sue doti e dei suoi meriti significa fare cosa gradita a tutti meno che ad Umberto Adamoli per la sua innata modestia. Chi lo conobbe giovane quando moveva i primi passi sulla via del sapere e del dovere lo ritrova oggi quel che era allora nella stessa veste di bontà e semplicità.
Il nome del maggiore Adamoli è circondato da viva simpatia e per le virtù di prode combattente e per il profondo amor di patria. Elegante oratore, la sua eloquenza onesta e coscienziosa, infiammata da generosi impulsi, conquista a mano a mano l'animo di chi ascolta, e lo esalta e lo entusiasma. Egli porta nelle molteplici attività quello spirito vivo e sollecito, che è una delle brillanti caratteristiche del suo temperamento.
Siamo sicuri che Silvi, sotto la sua saggia operosità, camminerà speditamente verso il suo migliore avvenire."
E Silvi non si poteva lagnare della mia opera. Nella stessa prima notte gli abitanti mi potevano vedere a lottare da solo, su un tetto, con le fiamme che avvolgevano e divoravano un fabbricato.
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