Sarei stato medaglia d'oro per l'azione luminosa del Costesin, con la quale salvavo le truppe del settore in disordinato ripiegamento, se i proponenti fossero stati più sereni nelle loro considerazioni. D'altra parte e ciò è pure umano, essi non potevano svalutare il valore di sé stessi e delle proprie truppe sbandate per esaltare il valore di uomini appartenenti ad altra arma, anche se eroi.
Il generale Murari Brà, comandante di quel settore, in una sua lettera tra l'altro non poteva non scrivermi:
"Coi fanti della Ivrea va indissolubilmente legato il ricordo della R. Guardia di finanza del 1. battaglione ed in ispecie di quegli eroici mitraglieri che si copersero di gloria.
Io li ricorderò con ammirazione i suoi eroici mitraglieri..."
Brevi cenni che valgono meglio ad illuminare una vita di lotta, di perseveranza, di sacrificio, di bontà per il raggiungimento degli alti umani ideali.
Da Messina mi ritirai, con la famiglia nei beni ereditati a Silvi dallo zio Aldobrando. Dedicavo là il tempo allo studio di cui conservavo la passione, all'agricoltura di cui avevo vivo l'amore. Vivevo nella pace dei campi con la mia compagna, vero angelo di bontà caduto, come benedizione del cielo, sulla riedificata casa. Con lei, dopo le tante lotte e i tanti affanni, la vita era entrata come in un'oasi di pace. Nei giorni sereni andavamo spesso a sedere dinanzi al mare, come due giovani in ansia d'amore. Portavamo con noi, nel nostro particolare stato di grazia, i poeti che più vivamente avevano fatto cantare la divina psiche, ma i libri rimanevano chiusi, poiché attorno e entro a noi era tutto un canto divino; canto nel mare, nelle stelle, nella nostra anima commossa.
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