T. Col. Umberto Adamoli
NEL ROMANZO DELLA VITA (MEMORIE)


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     La città vi aveva guadagnato, senza dubbio, ma vi aveva scapitato la tranquillità della famiglia. Uscivo di casa, ogni giorno, poco dopo il levare del sole e vi tornavo soltanto per consumarvi i pasti. Volevo essere sempre presente a tutti gli impegni, di ogni ordine. Di largo conforto erano le ore che trascorrevo all'Ente d'assistenza ad ascoltare, a lenire le pene del popolo misero, malato, sofferente; le ore che trascorrevo tra la purezza, la gaiezza dei bambini dell'Asilo, che si stringevano a me come alle loro madri, festosamente. Asilo da me creato quasi dal nulla. Cari bambini, gioiosi e innocenti ora, quale sarebbe stato nel crescere il loro avvenire? Molti sarebbero caduti, forse, sulla via della vita, innanzi tempo; altri, nelle alterne vicende, non avrebbero superato la comune sorte di poche gioie e di molti dolori; altri, crescendo, non sarebbero sfuggiti, come fatalità, agli oscuri atavici istinti; qualche altro, magari per propri meriti, si sarebbe elevato molto in alto. Formulavo per essi ad ogni modo, nel carezzarli, i migliori auguri.



     Non è che non si trascorressero in casa con la buona compagna, ore liete. Trovavamo sempre il modo di dedicare al santuario degli umani affetti i canti tenerissimi del nostro cuore. Ripetevamo nelle limpide sere di stelle, nel giardino in fiore, i discorsi colmi di gentilezza e di poesia. La nostra casa continuava ad essere visitata dai pochi amici, che vi trovavano sempre serena cordialità. La mia cara sposa pareva divenuta, nella nuova condizione, più mite, più modesta. Nelle pubbliche cerimonie mentre le altre signore, ne avessero o non ne avessero diritto, andavano a occupare, nella loro vanità, i posti di prima fila, lei, quando vi interveniva, non per disdegno ma per spontaneo impulso del suo animo, si metteva tra la comunità. A teatro, nonostante le mie sollecitazioni, voleva rimanere in fondo al palco, quasi non vista. Occupava il primo posto, ma senza ostentazione, nelle opere di bontà, di carità. A simiglianza di mia madre, accorreva su la strada a rialzare il caduto; nessun bussava invano alla porta di casa.


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Umberto